Vuoi capire un popolo e la sua cultura? Siedi alla sua tavola e assaggia la sua cucina. Nell’anno in cui anche Expo ha celebrato il tema del Food nella sua accezione più ampia e in tutta la ricchezza delle sue varietà, con file lunghe ore solo per vedere come i giapponesi cucinano il pesce palla o come i paesi nordici pensano di sopperire alla carenza di risorse nel futuro, è ancora il cibo il grande protagonista di un nuovo trend prepotentemente in crescita. E’ il nuovo ”turismo culinario”: in fondo nulla di strano per noi italiani, che del cibo abbiamo fatto la nostra eccellenza e uno dei nostri punti di forza nella competizione internazionale, ma anche una passione ”casalinga” tanto forte da essere forse gli unici al mondo capaci di sedersi a tavola, mangiare e intanto vagheggiare di altri pranzi, menù, ricette della nonna.
E quel ”pallino”, quella voglia di sapori buoni, ce lo portiamo dietro anche in vacanza, soprattutto quando scegliamo mete lontane. Arricchire il soggiorno con ”le escursioni tradizionali non basta più – per vivere una vera immersione nella cultura del luogo”, occorre fare delle esperienze culinarie selezionate. Perché imparando sapori, ricette e provenienza dei cibi direttamente da chi li prepara si scoprono anche tradizioni che mai si potrebbero conoscere in un normale ristorante. Al bando dunque improbabili ”spaghetti Napoli” a Bali o le ”real carbonara” di Berlino, in vacanza ora gettonatissime sono le cene tradizionali in famiglia, soprattutto in Giordania, Turchia e India, dove è costume mangiare con le mani, le famiglie insegnano agli ospiti quali sono i movimenti giusti, la loro sequenza e le regole di etichetta. Gesti autentici che valgono più di mille descrizioni di una guida turistica”. E i corsi di cucina, dal sushi workshop in Giappone alla spesa al mercato in Vietnam, sono diventati il nuovo souvenir di viaggio, perché una volta tornati a casa si possono riproporre agli amici ricette e sapori conosciuti all’estero. Ecco allora che in Armenia si può assistere alla preparazione del tolma (involtini di foglie di vite farcite) e del lavash, il pane tradizionale, da gustare in una cena accompagnata da danze e musiche. In Cina si partecipa alla cerimonia del tè, in Uzbekistan si degustano i vini di Samarcanda, pranzando nello yurte durante l’attraversamento del deserto. In Nuova Zelanda è possibile partecipare a una cena tradizionale Hangi e a Montreal si passeggia alla scoperta delle eccellenze gastronomiche della città, tra mercati, caffè ed empori.
Questo è reciproco: in Italia si fanno corsi di cibo tradizionale italiano per i turisti. A Roma c’è One Day Chef all’ombra della Basilica di San Giovanni: sottotitolo ironico Rome was cooked in a day e si fanno percorsi tematici ad esempio c’è la sessione di primi piatti in cui si insegnano Bucatini all’ amatriciana, Spaghetti alla carbonara, pomodoro e basilico e Linguine al pesto.
E se il trend tra i viaggiatori italiani è in crescita, ma ancora agli inizi (d’altronde la cucina migliore al mondo l’abbiamo in casa), la curiosità verso la buona tavola è ancora più forte all’estero. Secondo una recente indagine di Babbel, l’app che aiuta a imparare facilmente le lingue, smuove in media il 9% dei viaggiatori nel mondo, ben il 10% degli abitanti dei Paesi di lingua tedesca e l’11% di quelli di lingua inglese. Certo, obbietterà qualcuno, a paragonare salsicce e crauti con le lasagne o un farcitissimo pasteis de Belem, la vittoria è scontata. Ma a testimoniare la curiosità è anche il successo dei nuovi corsi Babbel per conoscere le parole delle prelibatezze delle cucine nel mondo. E allora, numeri alla mano, si può azzardare che agli italiani piace ”caliente”, con le lezioni sui menù spagnoli e sudamericani (ma anche turchi), tra i più seguiti di casa nostra. Viceversa, i più curiosi verso il corso sulla cucina italiana sono ancora i tedeschi (48%). Secondi, a sorpresa, i nostri grandi rivali ai fornelli, i francesi (22%), seguiti dagli inglesi (14%). E a giudicare dai risultati, tagliatelle al ragù, tortellini e tigelle battono tutti: con l’acquolina in bocca assicurata, la più cliccata è infatti la cucina emiliano-romagnola.